#I-Tigi, racconto per Ustica di Marco Paolini e Daniele Del Giudice, interpretato da Marco Paolini.
Il nuovo, e aggiornato, allestimento del Canto per Ustica scritto per il ventennale della tragedia è ancora il 'canto' di una tragedia corale, una ballata in prosa, con l'interprete che è narratore, personaggi e scenografia, che si trasforma nell'aereo allargando le braccia, e in serbatoio ausiliario, quello trovato accartocciato accanto ai resti del DC9, ma appartenente a un aereo militare, e in portaerei, quella che c'era, ma non si sa di chi fosse, in mare quella sera e quella, naturale, che è l'Italia, e diventa occhi, i molti occhi che quella sera hanno seguito il viaggio dei Tigi (TG, sigla dell'aereo, in alfabeto fonetico) dalle stazioni militari del controllo aereo, e voci nelle affannose telefonate di quelle ore, le telefonate che sono registrate ma nessuno ha mai fatto o ricorda, e fantasmi, quelli degli 'altri' aerei, quelli che c'erano e non ci dovevano essere e nessuno ammette ci fossero e nessuno vuol dire a chi appartenessero e cosa stessero facendo. Ed è il magistrato che indaga (l'ultimo, il giudice Priore) e il testimone che ci mostra l'hangar polveroso dove l'aereo è stato ricostruito attorno a uno scheletro di fil di ferro e dove in un angolo, "ma lì non potete filmare", ci sono anche i resti dell'aereo militare libico schiantatosi sulla Sila, secondo la versione ufficiale, venti giorni dopo, "ma lì che ci stanno a fare?", e lo storico ... no, non lo storico ... il cantastorie che dipinge il quadro di quell'anno, il 1980, e degli eventi internazionali che della tragedia sono, possono essere, prologo e affresco. Ma mai, mai, anche una sola delle vittime, fratelli nostri, persone comuni che negli anni del boom hanno scoperto l'aereo come mezzo di trasporto, perché la commozione non serve, "cittadini".
Il sito ufficiale di Marco Paolini qui [bm]
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